La pandemia sicuramente ci ha insegnato una cosa: del domani non vi è alcuna certezza. Tutto può cambiare in modo talmente repentino da trovarsi dal giorno alla notte con la chiusura di tutte le attività e in pieno lockdown.
Se non possiamo controllare il nostro domani, figuriamoci se possiamo avere la presunzione di controllare la pensione, con l’incertezza normativa che la contraddistingue.
Abbiamo ben presente che il nostro sistema si basa su un patto intergenerazionale: le pensioni attuali vengono pagate dai contribuenti attivi. Proprio questa peculiarità, con la contrazione del mercato del lavoro, non può lasciare tanto tranquilli.
Così, se non si può prevedere il futuro si può quanto meno provare a costruire la pensione passo dopo passo e soprattutto prima che sia troppo tardi.
Una possibilità è data dalla costituzione di una forma pensionistica integrativa.
Accanto al versamento del TFR il lavoratore può decidere di versare anche una parte di contribuzione, una percentuale a suo carico e una parte a carico del datore di lavoro.
Il vantaggio di questa opzione dà la possibilità di dedurre i contributi versati dal reddito complessivo dichiarato ai fini reddituali fino a un importo massimo annuo pari ad € 5.164,57.
Questo, in parole povere, si traduce nell’abbassare la base imponibile su cui poi verranno calcolate le imposte.
Programmare la pensione in tal senso, soprattutto agli inizi della carriera dà quindi il duplice vantaggio che ogni mese si può godere di un abbattimento della base fiscalmente imponibile e quindi un risparmio pressoché immediato, secondariamente riportare il TFR al suo significato originario: costruire un tesoretto da utilizzare in sinergia all’importo pensionistico.
Il mio contributo per Well Work
Contattaci per una valutazione pensionistica, siamo a tua disposizione.